Cos'è cambiato?
Il boom dei social media e l’uso delle piattaforme digitali nell’era del distanziamento sociale ha rivoluzionato le vite di ognuno. Questo cambiamento ha sia creato nuove opportunità che imposto molti limiti. Come animatori ed educatori non possiamo non interrogarci sul come riposizionare in questo scenario sociale il servizio educativo; dobbiamo quindi adattare i nostri strumenti e le nostre ipotesi di intervento, soprattutto in vista della programmazione delle esperienze estive.
Ormai dobbiamo considerare che le vite di ragazzi e giovani sono “sincronizzate” e avvolte in maniera così pervasiva dalla dimensione digitale che loro stessi fanno sempre più fatica a distinguere la vita offline da quella online.
Questo significa in concreto che ogni loro relazione sociale si gioca contemporaneamente su due piani paralleli, quello fisico (recentemente molto limitato) e quello digitale; a discapito quasi sempre della privacy e di dati personali che vengono immessi inconsapevolmente nel mondo virtuale con tutti i rischi che ne conseguono.
Educare oggi, partendo da occasioni personali di confronto, significa quindi orientare e seguire ragazzi e adolescenti sempre più tecnologici, ma non sempre in grado di proteggersi dalle insidie del web.
Rischi e opportunità
I ragazzi che incontreremo durante l'estate si sono a lungo confrontati con gli esempi del grande “palco” virtuale di YouTube, Istagram e TiK ToK; i social media sono stati i loro “insegnanti”, le “piazze” dove incontrarsi e i “volti” in cui rispecchiarsi.
Esiste un rischio reale di perdersi nel frastuono mediatico e di non riuscire più ad ascoltare la propria interiorità e le richieste più profonde! Le occasioni di incontro durante il tempo estivo possono diventare l’opportunità per ritrovare un equilibrio tra vita reale e virtuale; un equilibrio andato perso a causa delle restrizioni sociali dell’ultimo anno.
C'è bisogno di privilegiare le proposte caratterizzate da una certa “lentezza”; allenare la pazienza aspettando il proprio turno per lanciare la palla può, infatti, risultare nuovo e coinvolgente per chi non è abituato a determinati meccanismi.
I centri estivi, come possono aiutare?
Anche l’approccio di gruppo su cui si fondano le proposte estive, può essere un buon allenamento alla vita reale da riprendere: il “perdersi” dentro alla moltitudine dei social media, contribuisce a far perdere la consapevolezza di cosa contraddistingue me da tutti gli altri. Ci si abitua a cosa consigliano gli altri e alle reazioni più comuni, perdendo così la sicurezza e il coraggio di esprimere il proprio pensiero. I ragazzi e gli adolescenti che incontreremo probabilmente sono poco abituati ad avere un loro pensiero, poiché abituati a leggere attraverso milioni di commenti il pensiero altrui, senza la possibilità di dibattito costruttivo.
Come animatori ed educatori non possiamo coltivare l’utopia che il tempo dell’estate non sarà caratterizzato dall’ennesimo tormentone o dall’#del momento, certo però non dobbiamo perdere la speranza di poter fare ancora la differenza nella vita dei ragazzi che incontreremo, con la nostra presenza fisica, con la nostra passione e il nostro esempio.